Nelio Sonego
Lavorando a Villa Pisani
Questa occasione mi ha dato la possibilità di raffrontare il mio lavoro, fondato sulla
velocità esplosiva del segno, con la potenza architettonica della cinquecentesca
villa creata dal Palladio.
I miei lavori, autonomi nel concepimento, sono però stati pensati anche in relazione
alle proporzioni strutturali della villa.
Come il ritmo della villa Palladiana è nato in base a un progetto poi successivamente
realizzato, così quello del mio lavoro è basato su una concezione antecedente il
suo farsi, nel senso che il mio lavoro nasce nella mia mente e prorompe in repentina
scarica di energia in concreti segni però controllati.
L’intervento che ho realizzato nella sala centrale l’ho pensato in relazione alle proporzioni
dello spazio e il veloce ritmo dei miei segni si contrappone e si integra
con quelle della villa dialogando con i colori degli affreschi e il tempo meditativo
della loro realizzazione.
Nella sala di destra a quella centrale ho pensato invece di realizzare un intervento
verticale che richiama la costruzione anche di quella centrale e che si ricollega
direttamente ai titoli delle mie opere Orizzontaleverticale così riproducendo anche
visivamente il senso del mio lavoro in questa villa.
Gli interventi negli spazi sottostanti il corpo centrale della villa li ho concepiti in
modo inconsueto per creare una armoniosa unicità fra le mie opere e l’ambiente.
Nello spazio con i mattoni a vista ho realizzato una serie di lavori in bianco e nero,
in quello con l’intonaco a nuovo, opere colorate: ho ritenuto che la percezione di
queste opere fosse più intrigante srotolando a terra le opere di grande dimensione
ed esponendo a muro i lavori più piccoli.
Come già ho scritto in altre occasioni, la mia pittura è ossessività che accade,
energia che prorompe e si imprime sulla tela e la mia coscienza ne organizza il
suo farsi immagine.
torna all'inizio pagina
Nelio Sonego
Working at Villa Pisani
This occasion allows me to compare my work, based as it is on the explosive
speed of marks, with the architectural power of this sixteenth century villa created
by Palladio.
My works, though quite independent in conception, have been planned in relation
to the structural proportions of the villa.
Just as the rhythms of Palladian villas derive from a plan that was realised later on,
so those of my work are based on a concept arrived at earlier than their actual
making, in the sense that my work is born in my mind and is formed unexpectedly
by concrete yet controlled marks.
The work I have made for the central hall was decided on in relation to the proportions
of the space, and the speedy rhythms of my marks are both opposed to, yet integrated
in, those of the villa through a dialogue with the colours of the frescos and the
meditative time of their execution.
In the room to the right I thought, instead, of a vertical intervention that might also
echo the construction of the central hall and that is linked to the titles of my works
Orizzontaleverticale, in this way visually reproducing the sense of my work in this villa.
I conceived of the works in the space beneath the central part of the villa in such
an unusual way as to create a harmonious unity between my works and the setting.
In the area with bare brickwork I placed a series of black and white works while, for
the plastered areas, I have created coloured pieces. I believe that the perception of
these works might be more fascinating by unrolling the larger ones on the floor and
by exhibiting the smaller ones on the walls.
As I have already written on other occasions, my painting is an obsession that
comes into being, an energy that explodes and impresses itself on the canvas; my
mind organises its way of becoming an image.
torna all'inizio pagina
Michel Verjux
Repliche per una villa palladiana, il luogo e la luna
18712
(Parigi, prima di partire domani per l’Italia.)
Annoto l’osservazione del celebre architetto del Rinascimento Andrea di Pietro
della Gondola, più conosciuto sotto il nome di Andrea Palladio, che ha concepito la
Villa Pisani, là dove devo recarmi.Nella sua opera I quattro libri dell’Architettura, Palladio
scrive: “Tre cose in ciascuna fabrica (come dice Vitruvio) deono considerarsi, senza le
quali niuno edificio meriterà esser lodato; & queste sono, l’utile, ò commodità, la
perpetuità, & la bellezza. [...] La bellezza risulterà dalla bella forma, e dalla corrispondenza
del tutto alle parti, delle parti fra loro, e di quelle al tutto: conciosianche
gli edificij habbiano da parere uno intiero, e ben finito corpo: nel quale l’un membro
all’altro convenga, & tutte le membra siano necessarie à quello, che si vuol fare.”1
18713
(Arrivato nel primo pomeriggio alla Villa Pisani, a Bagnolo di Lonigo, nei pressi di
Vicenza, per la mia mostra con Nelio Sonego, il mese prossimo. Tempo bellissimo.)
Come indicare, con un po’ di luce, quel che già esiste, lì, sotto i nostri occhi,
soprattutto quando ogni cosa sembra così giusta e bastare a se stessa? Come, nello
stesso tempo - nello stesso spazio e la stessa materia e la stessa luce - simbolizzare
il mondo che si espone al nostro sguardo? Come rispondere in modo particolare,
qui, a questa architettura ed a questo paesaggio che sembrano non dover subire
più nessuna aggiunta? Come inserirsi in questa costruzione tipica del Rinascimento
italiano, concepita nel ‘500 dal Palladio - la Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo -
impressionante certo, ma semplice, equilibrata, funzionale e razionale, e come trovare
il miglior modo di far parte di questo paesaggio? E poi come trovare il modo di
sentirsi immediatamente, particolarmente ed esistenzialmente in presenza di questo
luogo circostante e contemporaneamente d’interagire fisicamente, di prenderne e
di comprenderne la chiarezza e l’utilità, il rigore e la bellezza.
18714
(Villa Pisani, Bagnolo di Lonigo. Ieri sera, tentativi di riprese fotografiche. Tempo
splendido, un caldo piacevole, plenilunio.)
Le due opere da me concepite per la Villa Pisani possono essere viste come risposte, in contrappunto, abbastanza discrete ma anche abbastanza presenti, al gesto del
Palladio. Si tratta d’illuminazioni artificiali alla maniera della luce proiettata, direzionale,
inquadrabile e focalizzabile: quattro proiezioni di luce che si danno la replica, a
due a due. All’interno, nel salone centrale che accenna la forma di una croce, di
sera o di notte, due proiezioni, quasi identiche, una di fronte all’altra. Ciascuna è
la replica dell’altra. Il flusso di queste luci proietta due dischi interi, la cui metà inferiore è piana su ciascuno dei due muri (eccettuate le due aperture quadrate che costituiscono
i due finestrini murali interni) e la metà superiore è deformata da ciascuna
delle due grandi finestre “termali”, semicircolari, che combaciano con la volta
a tutto sesto. All’esterno, al calar della notte, altre due proiezioni, da un lato e
dall’altro dell’edificio, ricoprono di luce gli orli delle facciate est ed ovest; proiezioni
queste, tangenti agli angoli di ogni facciata, e quindi tagliate nettamente da
essi. Di tipo identico, ognuna è la replica dell’altra. Ma sono due mezzi dischi di
luce che sono come due complementi, spazialmente distanti e invertiti. Queste ultime
proiezioni, poste alle due estremità della diagonale del piano della costruzione, da
una parte e dall’altra dell’asse mediano che attraversa la villa, illuminano, indicano
ed “aprono” i due angoli opposti del volume, dell’involucro di questo pezzo
d’architettura. Ma non dimentichiamoci la luna, anche se non è una mia creazione!
La luna che fa parte completamente di quel che si presenta al nostro sguardo, così
come il cielo, l’orizzonte mezzo rurale e mezzo urbano e tutto il resto del paesaggio
notturno. Quando si trova nell’angolo di vista del visitatore e quando è visibile, la
luna è proprio nel punto di mira (come questa notte); ed è uno splendore!
18715
(Villa Pisani, Bagnolo di Lonigo. Riprese fotografiche, sotto la pioggia, ieri sera.)
Alle quattro proiezioni di luce, installate temporaneamente, e funzionanti per
intermittenza, aggiunte all’architettura ed alla sua posizione, si è aggiunta anche
la pioggia. E sta di fatto che la visibilità della luna è scomparsa...Tutto quel che
viene ad apparire è per forza destinato a scomparire, un giorno o l’altro? Non
solo gli utenti oppure i visitatori del posto, ma anche le opere, come pure la villa
ed il luogo, niente di tutto questo sta qui per l’eternità. E nemmeno la luna d’altronde.
È solo questione di tempo: dura quel che dura!
Non si potrebbe tuttavia sperare che l’arte possa ancora apparire come un campo
nel quale sia possibile, nel nostro mondo ed alla nostra epoca, chiederci perchè
quel che è evidente, semplice ed universale (o per lo meno durevole) può sembrare
così bello ai nosri occhi, ed anche così buono per i polmoni, se ci è permesso
dirlo, in poche parole così stimolante per la salute psichica, fisica ed intellettuale?
C’è forse modo in tutto questo di vedere le cose dall’alto? C’è modo di avere una.visione a lungo termine oppure ci si deve accontentare di una visione a breve,
molto breve, scadenza, o perfino della cecità? Una banale utilità o soltanto un pizzico
di vanità? Un’ombra di lucidità o un’eccedenza d’ingenuità? Un po’ di realismo
o troppo idealismo?
“Non dimenticare che qualche volta della correttezza di un punto di vista si viene
convinti dalla sua semplicità o dalla sua simmetria; cioè: talvolta sono la semplicità o la
simmetria a indurci a passare a questo punto di vista. Allora si dice semplicemente:
Così dev’essere”,2 ci dice Ludwig Wittgenstein, con una certa franchezza, ma
anche con molta chiarezza e molta pertinenza.
(Brani scelti dagli Appunti numerati, da me scritti in occasione dei 18712, 18713, 18714 e
18715 giorni della mia vita e in merito al mio intervento per la mostra Nelio Sonego, Michel Verjux
a Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo dal 29 settembre al 4 novembre 2007; mostra organizzata
dall’Associazione Culturale Villa Pisani Contemporary Art in collaborazione con A arte
Studio Invernizzi, Milano.)
torna all'inizio pagina
Michel Verjux
Répliques, in response to a Palladian villa, its site and the moon
18712
(Paris, before leaving tomorrow for Italy.)
I note down this remark made by Andrea di Pietro della Gondola, known as
Andrea Palladio, the famous Renaissance architect, who designed the Villa Pisani,
my destination. In his “Four Books on Architecture”, Palladio wrote: “There are three
things in every building (as Vitruvius says) that have to be considered, without which
none deserve credit; these are usefulness or convenience (commodità), durability and
beauty […] Beauty will derive from a graceful shape and the relationship of the whole
to the parts, and of the parts among themselves and to the whole, because buildings
must appear to be like complete and well-defined bodies, of which one member
(membro) matches another and all the members are necessary for what is required.”1
18713
(Arrival early afternoon at the Villa Pisani, Bagnolo di Lonigo, near Vicenza, for my
exhibition next month with Nelio Sonego. Very fine weather.)
How, with a little light, can one index what is already there, before our eyes, especially
when everything appears so correct and sufficient in itself? How, at the same time – in the same space and with the same material and the same light – can one symbolize
the exposition of the world in our eyes? How can one respond in particular, here,
to this architecture and this landscape which seem to need nothing more? How
can one fit into this construction, typical of the Italian Renaissance, designed in the 16th
century by Andrea Palladio – the Villa Pisani in Bagnolo di Lonigo –, indisputably
impressive, but also simple, well-balanced, functional and rational, and what is the
best way to become part of this site? And how can one be brought at the same
time to relate immediately, in a special and existential way, to this environment, to
interact with it physically and to grasp and understand its clarity and its usefulness,
its precision and its beauty?
18714
(Villa Pisani, Bagnolo di Lonigo. Yesterday evening, trial photographs. Beautiful
weather, pleasant warmth, full moon.)
The two works I have designed for the Villa Pisani can be seen as contrapuntal responses, discreet but present, to what Palladio produced here. They are artificial éclairages using projected, directional, framable and focusable light: four projections
of light which respond to each other, two by two. Inside, in the main hall shape
in the form of a cross, in the evening or at night, two almost identical projections
face each other, replicas responding to each other. The flux of the projected light
cuts out two complete discs, the lower half of which is plane on each of the two
walls (except for the two square openings formed by the two small windows on
the inside walls) and the upper half is distorted by each of the two large, “thermal”,
semi-circular windows, embracing the vault. Outside, at nightfall, two other projections,
one on each side of the building, cover with light the edges of the east and west
facades; tangent to the angles of each façade, they are cut off by them. Identically
designed, these replicas respond to each other. But these two half discs of light
are, as it were, complements, distant in space, and reversed. The projections are
situated at each end of the diagonal of the construction, on each side of the
median line crossing the villa, and they light up, index and “open up” the two
opposite angles of the volume, the envelope of this piece of architecture. But there
is also the moon - even if it is not my creation! – which forms an integral part of
what is here before our eyes, just like the sky, the half-urban/half-rural horizon and
the rest of the night landscape. When the moon is situated in the angle of the visitor’s
vision and is visible, it becomes (as tonight) the focal point. Magnificent!
18715
(Villa Pisani, Bagnolo di Lonigo. Photographs, in the rain, yesterday evening.)
In addition to the four light projections, temporarily installed and working intermittently,
there was also the rain and, as a result, the disappearance of the moon... Is everything
that is apparent likely to disappear one day? Nothing of all this is here for ever,
neither the people using and visiting this place nor the works themselves, neither
the villa nor the site. Not even the moon. For each, it is simply a question of time,
of varying duration!
Isn’t it possible, however, to hope that art will still appear as a field in which, in
our world and at our time, we can ask ourselves why it is that what is obvious, simple
and universal (or, at least, durable) should be so beautiful in our eyes, and even, one
might say, so good for our lungs or, in a word, so stimulating for our psychological,
physical and mental well-being?
Is there, in all this, an elevated, long-term vision or a low, short-sighted view, a form
of blindness even? Is there some useful function here, or simply vanity? A hint of
lucidity or an excess of naïvety? A touch of realism or too much idealism? “Remember that one is sometimes convinced of the correctness of a view by its simplicity or symmetry, i.e., these are what induce one to go over to this point of
view. One then simply says something like: “That’s how it must be”2 is the way
Ludwig Wittgenstein puts it, in a rather abrupt but very clear and extremely pertinent
way.
(Extracts from my Notes numérotées (Numbered Notes), written on the 18712th, 18713th,
18714th and 18715th days of my life and concerning my intervention for the Nelio Sonego,
Michel Verjux exhibition at the Villa Pisani Bonetti, Bagnolo di Lonigo, from 29th September to
4th November, organized by the Associazione Culturale Villa Pisani Contemporary Art, together
with A arte Studio Invernizzi, Milan.)
torna all'inizio pagina
ARTE CONTEMPORANEA A VILLA PISANI
Via Risaie, 1 36045 Bagnolo di Lonigo (Vicenza)
Tel. 0444 831104 Fax 0444 835517
villapisani.mostre@alice.it - www.villapisani.net